Il viola, un colore singolare

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Il viola è un colore singolare. Appare appena al confine estremo dello spettro della luce visibile, e come pigmento o colorante è rimasto a lungo raro e difficile da ottenere.

Innanzi tutto, cosa si intende per colore viola? Il violetto dello spettro, che sfuma nel regno della luce invisibile degli ultravioletti? Oppure una delle tante tonalità tra il rosso e il blu, dal porpora al lilla, dal malva al magenta?

Il violetto dello spettro 

La confusione regna sovrana anche nel campo scientifico, a partire dal padre della teoria dei colori, Isaac Newton (1642-1727), che aveva scoperto lo spettro della luce visibile dall’occhio umano, dividendolo in 7 regioni cromatiche.  

Nei suoi esprimenti con il prisma aveva intravisto una regione di nuovi colori che erano noti in natura, ma che non apparivano nello spettro. Un bel grattacapo per lo scienziato. Con uno stratagemma il nostro risolve la questione a suo modo, e nel 1704 svela al mondo, nel trattato sull’ottica, la sua creatura.

Newton inventa la ruota dei colori, piegando lo spettro in un cerchio, di modo che le estremità “rosso arancio” e “violetto” si unissero attraverso una gradazione continua fatta di colori extra-spettrali: il carminio, il rosso violetto, ovvero il futuro Magenta, e il porpora, termine che gli inglesi associano a tutte le tonalità del viola. Ma il viola e il porpora non sono proprio la stessa cosa: il viola o violetto è un colore dello spettro della luce visibile, mentre porpora e Magenta ne fanno parte, anche se il nostro occhio è in grado di vederli.

Il primo a disegnare un cerchio cromatico nel quale compaiono il porpora e il viola separati, è il pittore francese Claude Boutet nel suo “Trattato della pittura e della miniatura”, nel 1708, solo quattro anni dopo la pubblicazione del trattato sull’ottica del nostro caro Isaac Newton.

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Edizione del 1708 del “Traite de la Peinture in Mignature”, dipinto a mano.

Per dipanare i fili della confusione sulla vera tonalità del viola ci viene in aiuto Johannes Itten, che scrive:

 È notevolmente difficile trovare il tono esatto del viola che non deve essere né troppo rosso né troppo azzurro.

Dunque lasciamo da parte il porpora, famoso per essere un colorante raro e costoso usato nell’antichità, e concentriamoci sul viola dello spettro, cercando di rintracciare la presenza di questo colore nella storia dell’arte.

Il viola nella storia dell’arte

Presto scopriamo che non esistono pigmenti naturali inorganici, nessuna pietra, gemma o terra che possa offrire ai pittori la possibilità di restituire il colore delle viole.

Durante il Medioevo gli artisti si accontentavano del folium saphireum, un colorante estratto da una pianta comunemente detta “torna sole”, usato soprattutto nelle miniature dei manoscritti.

I pittori rinascimentali mescolavano l’azzurrite con le lacche rosse di kermes o di garanza, oppure sovrapponevano velature successive delle stesse lacche su una base blu. Tuttavia, il viola nell’arte resta dietro le quinte, per prendersi la rivincita dalla seconda metà dell’Ottocento. 

Nel 1856, lo studente britannico di chimica William Henry Perkin, mentre cercava di sintetizzare il chinino, un medicinale per curare la malaria, crea accidentalmente un colorante viola, e per dargli un nome sceglie quello di un fiore, la malva. Perkin intuisce che la scoperta può interessare l’industria tessile, e che può renderlo molto ricco, visto che il viola è un colore raro all’epoca. In breve, diventa produttore di stoffe e da il via alla moda del malva tra le signore dell’alta società vittoriana.

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Negli stessi anni i francesi lanciano sul mercato il primo vero pigmento viola, ottenuto da elementi inorganici, dunque non un colorante per tessuti: il violetto di cobalto. 

Per i pittori si apre un mondo: finita l’epoca dei violetti scialbi, delle estenuanti mescolanze di rossi e di blu. Viola intensi e vibranti invadono le tele, si esaltano sulle vesti nei ritratti delle signore alla moda, illuminano le eroine dei Preraffaelliti, disegnano i petali delle violette, fiore molto amato all’epoca, e colorano le ombre impressioniste.

Arthur Hughes, Amore d’aprile, 1856.                                   Edgar Degas, Danzatrici in malva, 1880

Il più entusiasta fu proprio Monet, tanto che si spinse a dire: 

Ho finalmente scoperto il vero colore dell’atmosfera. È il viola. L’aria fresca è viola. Tra tre anni tutti lavoreranno in viola

C’è molto viola nell’arte di Monet, anche se molti dei suoi colleghi continuarono a preferire la mescolanza di blu e rosso. 

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I pigmenti viola moderni

Dopo il violetto di cobalto, seguono negli anni altre scoperte, dal Violetto di Manganese al violetto oltremare, fino ai più recenti pigmenti organici di sintesi. 

Oggi il violetto di cobalto nella versione originale, codice PV14 del Colour Index, è commercializzato da Winsor & Newton, è molto intenso, e secondo il produttore ha un’eccellente resistenza alla luce ed è permanente. 

Passiamo al violetto di manganese: il codice del pigmento è PV16, ed è stato scoperto nel 1868. L’effetto di granulazione è molto evidente, il colore è trasparente e poco colorante, ma secondo me non rende bene nelle mescolanze. 

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Poi c’è il terzo viola, scoperto nel 1878, il violetto oltremare. Quello formulato da Winsor & Newton è delicato e simile a un lilla, con una granulazione molto fine. Il codice è PV15.

Ora arriviamo ai pigmenti di ultima generazione, tutti derivati dalla sintesi di composti organici:

il viola di dioxazina, scoperto nel 1952, è un pigmento molto potente, in termini di forza colorante, ed è trasparente. Winsor & Newton, secondo me il marchio che produce i viola migliori in assoluto, lo propone con il nume commerciale Winsor Violet, codice PV23.

Commercializzato a partire dal 1957, il viola perilene è più simile a un marrone che a un viola, anche se ha il codice PV29. E’ un pigmento interessante per le ombre ma va usato non troppo concentrato, perché una volta asciutto appare opaco. A suo favore c’è il fatto che lavora molto bene in alcune mescolanze.

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E per finire, il viola chinacridone, in inglese quinacridone purple, un colore straordinario e intenso, tendente al vinaccia, codice PV55. Si può confondere con il rosa chinacridone, PV19, soprattutto nel caso di Winsor & Newton, che per ragioni di marketing ha deciso di usare il nome quinacridone violet al posto di quinacridone purple. 

Se siete interessati alla video lezione con esercizi spiegati passo passo, cliccate qui.
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