Storia del giallo, il colore più controverso dello spettro

Il giallo è un colore difficile. Non lo si vede spesso nell’interiore design, e nemmeno indossato. Perfino i taxi gialli stanno scomparendo. La sua evoluzione nella storia dell’arte non è stata certo lineare, passando dalla gloria alla proibizione, fino all’oblio. Eppure, i tratta del colore più luminoso, evoca il sole, campi di grano e frutti succosi, nonché l’oro, il metallo più prezioso. Scopriamo la storia del giallo, il colore più controverso dello spettro.

Il giallo, uno dei colori più antichi della storia

Il giallo è uno dei colori visibili dello spettro cromatico, e fa parte dei colori primari generatori, cioè quei colori necessari fisicamente per creare, con la loro mescolanza, tutte le altre tinte.

Il pigmento giallo ocra, una terra colorante naturale facile da reperire, è stato uno dei primi colori utilizzati nell’arte, come dimostrano i dipinti rupestri del paleolitico.

Pitture rupestri, Lascaux, Francia, 15.000 a.C. ca.

Presso gli antichi Egizi, il giallo era associato all’oro, e tanto fecero che che scoprirono l’orpimento, o pigmento d’oro, un colore brillante, intenso e prezioso, che dominerà le tavolozze dei pittori per centinaia di anni.

Il problema dell’orpimento, è che era ricavato dal velenosissimo solfuro di arsenico, tanto che il pittore fiorentino Cennino Cennini scrive, nel suo trattato “Il Libro dell’Arte”:

 ”questo tal colore é artificiato e fatto d’archimia, ed è proprio tossico………guardati da imbrattartene la bocca, che non ne riceva danno la persona”.

Non meno velenoso era il giallorino, a base di ossido di piombo e stagno, o nella variante più antica, d’origine egiziana, a base di antimonio, detto comunemente giallo di Napoli.  

Tuttavia, forse proprio per l’elevata pericolosità dei pigmenti, il giallo comincia ad essere associato a figure negative nell’immaginario medievale, gli emarginati e i traditori.

Non a caso Giotto dipinge con un giallo pallido il mantello di Giuda nella scena della cattura di Cristo, nel ciclo di affreschi della Cappella degli Scrovegni a Padova.

Giotto, Cattura di Cristo, affresco, Cappella degli Scrovegni, Padova, 1305

I pittori continuarono tuttavia a cimentarsi con i pericolosissimi pigmenti gialli, fino a quando comparve in Olanda un magnifico pigmento dorato e trasparente proveniente dall’India, molto apprezzato dai pittori fiamminghi e barocchi, come  Vermeer, Van Dyck, e Artemisia Gentileschi.

giallo

Johannes Vermeer, Donna con collana di perle, 1662

Si trattava del cosiddetto giallo indiano, un pigmento organico e non tossico. Dunque i problemi per questo colore sembrano finiti, ma purtroppo non è così. Presto si diffondono le voci sulla provenienza, diciamo, poco ortodossa, del pigmento. Il giallo indiano, infatti, pare provenisse dall’urina delle vacche indiane nutrite esclusivamente con foglie di mango. La cosa fece scandalo, tanto che il legislatore indiano dovette vietarne la produzione nel 1890. 

I pittori del giallo

Ma nel frattempo, il giallo aveva conquistato le tavolozze dei pittori di fine Settecento e Ottocento, e da colore gregario era passato al ruolo di protagonista, stravolgendo le regole dell’arte. Se a quei tempi veniva utilizzato come colore di connessione, di sfondo e di atmosfera, nel dipinto di Jean Honoré Fragonard “La lettrice” (1770), il giallo si appropria nientemeno che dell’abito della fanciulla ritratta. Fu uno scandalo, tanto che Diderot definisce il dipinto una grande frittata. 

giallo

Jean Honoré Fragonard, La liseuse, 1770

Non andò meglio a William Turner che, ossessionato da questo colore, fu oggetto di una satira feroce. Turner usava in abbondanza per i suoi cieli infuocati l’orpimento, o King’s yellow in Inghilerra, e la gomma gutta o Gamboge, un altro pigmento organico proveniente dal sud est asiatico, di un bel tono dorato e trasparente.

giallo

J. M. W. Turner, Un disastro in mare, 1835

Maldicenze legate al giallo anche per Vincent Van Gogh, ritenuto folle per via dell’uso eccessivo di questo colore, che avrebbe eccitato la sua mente già fragile. Per alcuni, invece, i problemi del pittore olandese erano dovuti agli effetti di due nuovi pigmenti, tanto per cambiare assai velenosi.

Il primo è il giallo di cromo, ricavato dal piombo, scoperto  dal chimico francese Louis Vauquelin nel 1809.

Il secondo è il giallo di cadmio,  derivato dallo zinco, scoperto dal chimico tedesco Friedrich Stromeyer nel 1817.

Tuttavia,  grazie a questi due pigmenti oggi banditi, questo controverso colore illumina le tavolozze degli artisti lungo tutto il Novecento, un secolo vissuto da protagonista.

I pigmenti gialli oggi

Banditi, o quasi, tutti i pigmenti gialli storici, con l’eccezione dell’ocra gialla, l’industria dei coloranti e delle vernici si è ingegnata per trovare delle valide alternative.

Oggi, anche se alcuni marchi usano il nome giallo cromo, in realtà si tratta di nomi commerciali, perchè i pigmenti contenuti sono dei sostituti meno tossici dell’originale.

Anche il giallo di Cadmio, meno pericoloso ma comunque velenoso, sta seguendo lo stesso destino, con la comparsa dei colori cadmium free e del gruppo dei pigmenti organici azoici, molto più stabili alla luce degli originali.

Sostituzioni sintetiche anche per i pigmenti organici storici, come il giallo Indiano e il Gamboge sono disponibili nella versione organica di sintesi, più resistente alla luce rispetto agli originali.

A tal proposito, potete consultare la mappa interattiva dei colori di DANIEL SMITH.

giallo

Se vi interessa vedere il video sul giallo, con una parte dedicata all’uso del giallo nell’acquerello, eccovi il collegamento:

Albrecht Dürer
pennelli per acquerello
carta in cotone

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